Il primo incontro con il tabellone

La prima volta che vidi il tabellone fu all’università durante il tirocinio pratico. All’epoca il direttore del corso di laurea era Sergio Vinciguerra, il quale ebbe il coraggio di portare avanti un’iniziativa che si rivelò di fondamentale importanza per gli studenti del suo corso di laurea, infatti allestì nelle aule dell’università un laboratorio neurocognitivo dove poteva accogliere i pazienti emiplegici ed offrire loro una piano terapeutico di Riabilitazione Neurocognitiva secondo Perfetti. Per noi allievi fu un momento di estrema rilevanza perché nonostante l’indiscussa qualità dei docenti che durante le lezioni di teoria ci spiegavano cosa fosse il “Perfetti” , nelle sedi di tirocinio non avevamo mai l’opportunità di vedere nella pratica come si esercitasse. I pazienti ricevevano gratuitamente la terapia e noi studenti imparavamo a muovere i primi passi nel mondo della Neurocognitiva e lo facevamo osservando Vinciguerra che è stato un allievo di Perfetti dall’inizio.

 Ho avuto la fortuna di essere stato il primo allievo a partecipare a quell’esperimento di Vinciguerra e ricordo la meraviglia di quando per la prima volta entrai in quella piccola aula rubata alla burocrazia universitaria dove Vinciguerra aveva portato tutti i suoi sussidi per gli esercizi: regoli, superfici tattili, bascule, spugne e tanti altri oggetti bizzarri, ma uno su tutti destava la mia curiosità: una valigetta di legno sulla cui facciata anteriore c’era una griglia sulla quale si dovevano posizionare dei tasselli di legno con delle figure in rilievo e su quella posteriore invece c’era un disegno di tanti cerchi di diverse dimensioni. La valigetta era pesantissima perché al suo interno c’erano quei tasselli di legno con le figure e tante altre diavolerie, sembrava davvero la valigetta di un mago dove all’interno di volta in volta Vinciguerra tirava fuori un nuovo trucco.


Era il giorno in cui venne la prima paziente, una signora sui sessant’anni con un’emiparesi del lato sinistro del corpo e si manifestava proprio come ci era stata descritta a lezione: con quella famosa triplice flessione dell’arto superiore e quella sinergia estensoria di quello inferiore, conferendogli l’ancora più famosa andatura falciante.

vinciguerra tabellone

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 I conti iniziavano a tornare, perché finalmente vedevo nella pratica il significato di tutti quei termini, ciononostante il significato di spasticità era ancora poco chiaro, infatti non avevo mai sentito con nel mie mani cosa volesse realmente dire. Il Prof. Vinciguerra fece accomodare la paziente e dopo un primo colloquio, prese la valigetta e iniziò ad eseguire con lei un primo esercizio. La paziente doveva indossare una mascherina per gli occhi, come quelle che si usano in aereo per dormire e mentre Vinciguerra sostenendo il suo braccio sinistro le faceva scorrere dolcemente il polpastrello dell’indice lungo il perimetro di una delle figure in rilievo collocate sul tabellone, lei doveva riconoscere ad occhi chiusi quale fosse la figura. Confesso che in quel momento mi sembrava un giochino psicologico e non un esercizio di fisioterapia, perché con quel braccio visibilmente rigido chiunque si sarebbe aspettato che il terapista lo massaggiasse o lo allungasse con un po’ di stretching.

Nel bel mezzo dell’esercizio Vinciguerra ricevette una telefonata e mi disse: “Valerio continua tu”, con un certo impaccio allora sostenni il braccio sinistro della paziente cercando di imitare ciò che avevo visto fino a quel momento e per la prima volta sentii con le mie mani la spasticità, una rigidità molto strana, perché aumentava se il mio movimento non era delicato e facevo fatica a sostenere la mano della paziente affinché il dito indice potesse rimanere a contatto sul rilievo della figura perché tendeva a chiudersi. Procedetti nel far scorrere il dito della paziente lungo il bordo della figura chiedendole di non muovere il braccio, ma di lasciarsi guidare, proprio come faceva Vinciguerra. Fu in quel momento che scattò una molla nel mio cervello, pensai: “Non so che cosa sta succedendo però questo Perfetti funziona” perché nonostante la paziente alcune figure le “indovinasse” e altre le sbagliasse, quella rigidità che all’inizio sentivo, poco a poco andava riducendosi ed il braccio era più morbido e rilassato. L’esercizio in sé era in grado di modificare in parte un aspetto evidente della patologia della paziente, ma la molla più importante scattò il giorno successivo, infatti la paziente tornando nel nostro laboratorio, camminava sempre falciando a causa della rigidità della sua gamba, ma il braccio, che ancora si presentava visibilmente rigido, era meno piegato del giorno prima, pertanto, non solo l’esercizio aveva modificato in parte uno degli aspetti della patologia della paziente, ma questa aveva imparato qualcosa che le aveva permesso di mantenere questa modifica anche a distanza di un giorno.

Il tabellone è probabilmente uno degli esercizi più iconici del Metodo Perfetti, abbiamo già messo un esempio di esecuzione con dei video presenti nell’ebook introduttivo dell’accademia, se non lo hai visto lo puoi scaricare gratuitamente da qui.

 

Da quel giorno sono successe tante cose, ho avuto l’opportunità di conoscere Perfetti, di studiare presso il suo centro di ricerca e di diventare suo allievo, si è creata una bellissima amicizia con il Prof. Vinciguerra, Sergio, e coi lui avremmo svolto molti corsi insieme fino alla creazione insieme della Neurocognitive Academy e proprio durante le nostre esperienze di docenza ci siamo spesso accorti che gli allievi, quando gli mostriamo il tabellone, lamentano che nelle loro strutture non hanno a disposizione queste attrezzature e che per acquistarle spesso è necessario un notevole esborso economico, per questo abbiamo realizzato un piccolo progetto Fai da te, che possa permettere a chiunque di realizzare il tabellone con pochi euro e nel garage di casa.
Qui trovi il pdf del progetto, buon lavoro e mi raccomando usa responsabilmente gli attrezzi che servono per realizzarlo! Scarica il progetto del tabellone.

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